Pedagogia di riferimento

Il Reggio Emilia Approach®  metodo nato dall’esperienza delle scuole per l’infanzia di Reggio Emilia, (che hanno avuto nel 1991 un riconoscimento internazionale da parte della Rivista Newsweek come le scuole per l’infanzia più all’avanguardia del mondo) E’ una filosofia educativa fondata sull’immagine di un bambino con forti potenzialità di sviluppo, che apprende attraverso i cento linguaggi appartenenti a tutti gli esseri umani e che cresce nella relazione con gli altri.

Anche alla Maison pensiamo che ogni bambino sia portatore di valori e di diritti: un bambino attivo e competente, che possiede come risorse l’attenzione, la curiosità, lo stupore, capace fin dalla nascita di mettere in atto e di provocare strategie di comunicazione attraverso le quali ricerca l’adulto e i coetanei.
Un bambino che ama esprimersi, dialogare e lo fa attraverso una pluralità di linguaggi tutti di pari dignità e valore, tutti capaci di generare, al pari della parola, azioni, pensieri, immagini, emozioni.
E’ attraverso questo dialogo fatto di parole e  di gesti, che si fa possibile la costruzione di un ambiente educativo in grado di favorire l’incontro, il colloquio, la curiosità e il senso di appartenenza.

Lo scopo dell’educazione è quello di trasformare gli specchi in finestre.
(Sydney J. Harris)

Pedagogia di riferimento

Il Reggio Emilia Approach®  metodo nato dall’esperienza delle scuole per l’infanzia di Reggio Emilia, (che hanno avuto nel 1991 un riconoscimento internazionale da parte della Rivista Newsweek come le scuole per l’infanzia più all’avanguardia del mondo) E’ una filosofia educativa fondata sull’immagine di un bambino con forti potenzialità di sviluppo, che apprende attraverso i cento linguaggi appartenenti a tutti gli esseri umani e che cresce nella relazione con gli altri.

Anche alla Maison pensiamo che ogni bambino sia portatore di valori e di diritti: un bambino attivo e competente, che possiede come risorse l’attenzione, la curiosità, lo stupore, capace fin dalla nascita di mettere in atto e di provocare strategie di comunicazione attraverso le quali ricerca l’adulto e i coetanei.
Un bambino che ama esprimersi, dialogare e lo fa attraverso una pluralità di linguaggi tutti di pari dignità e valore, tutti capaci di generare, al pari della parola, azioni, pensieri, immagini, emozioni.
E’ attraverso questo dialogo fatto di parole e  di gesti, che si fa possibile la costruzione di un ambiente educativo in grado di favorire l’incontro, il colloquio, la curiosità e il senso di appartenenza.

Lo scopo dell’educazione è quello di trasformare gli specchi in finestre.
(Sydney J. Harris)

Invece il cento c’è

Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare

cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è

e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.

Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.

Loris Malaguzzi

Invece il cento c’è

Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.

Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.

Loris Malaguzzi

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Sono Michela Santi, la responsabile e fondatrice della Maison dei Piccoli. Se hai dubbi, domande, esigenze specifiche, non esitare a contattarmi!